AIGA: “Conciliare maternità e professione: si può, si deve”

L’AIGA si pronuncia sul rifiuto del legittimo impedimento ad una giovane collega, per maternità a rischio di parto prematuro, all’ottavo mese di gravidanza.

L’Associazione Italiana Giovani Avvocati esprime preoccupazione in merito al recente episodio riportato dagli organi di stampa, del rifiuto del legittimo impedimento ad una giovane collega milanese all’ottavo mese di gravidanza a rischio.
L’AIGA, che sta costantemente dedicando attenzione e attività ai temi giuridici e sociali che danno la dimensione degli aspetti reali, concreti e quotidiani della professione, non può esimersi dal censurare “La gravità dell’ennesimo episodio accaduto nelle aule di giustizia – rileva l’Avv. Giovanna Suriano, Tesoriere Nazionale – che induce a ribadire la necessità che venga data piena attuazione al diritto ad essere madri”.
Un diritto che giammai deve costituire un limite o motivo di rinuncia all’esercizio della professione forense. Anche perché, negare di poter invocare lo stato di gravidanza, per giunta a rischio parto prematuro, con evidente mancata applicazione della previsione di cui all’art. 420-ter c.p.p. comma 5 bis e lesione del diritto alla salute, quale legittimo impedimento alla partecipazione di un’udienza, equivale a rendere la professione forense incompatibile con il ruolo di madre e sopratutto con il diritto alla genitorialità. Oltretutto, si evidenzia anche una lesione del diritto alla difesa tecnica dell’assistito e comunque dei diritti del cittadino, che vede imporsi dal giudice la difesa da parte di un avvocato diverso da quello da lui stesso scelto.
L’auspicio, rinnovato ancora una volta, è che tali episodi non si ripetano.
L’AIGA continuerà a spendersi affinché sia necessariamente garantita piena compatibilità tra l’esercizio della professione forense e il diritto alla genitorialità, nonché alla tutela della salute della madre e del nascituro, in piena attuazione di inviolabili garanzie costituzionali.

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