Milioni di profughi “fantasmi” per i quali nessun Paese prevede uno status giuridico

La grande sfida del XXI secolo è quella del clima. Non vedere il cambiamento climatico, non affrontarlo con una visione di lungo termine, darà origine a fenomeni ambientali, sociali ed economici. Continue ondate migratorie aprono scenari dovuti al clima che cambia, alla perdita di biodiversità, alla desertificazione che sottrae terra alle colture agrarie e forestali contribuendo al disagio e all’aumento della povertà di intere popolazioni.

Prendere coscienza dei rischi di un clima impazzito può favorire un’operazione di pace, integrazione e giustizia sociale.

Le vicende migratorie impongono una riflessione sia per motivi di accoglienza, sia per motivi ambientali. La questione dei migranti climatici è un tema delicato, assente dal dibattito pubblico. Un fenomeno in corso, poco affrontato,  con milioni di profughi “fantasmi” per i quali nessun Paese prevede uno status giuridico. L’unica certezza, spiega Mastrojeni G. co-autore del libro “Effetto Serra, Effetto guerra” è che dalle aree più povere del pianeta gli indifesi sono costretti all’esodo man mano che le condizioni di vita diventano impossibili per catastrofi meteo-climatiche come alluvioni, siccità, aumento del livello del mare, desertificazione, mancanza d’acqua, degrado degli ecosistemi. Il fenomeno dei migranti ambientali rappresenta una scelta forzata, costretti ad abbandonare la propria terra divenuta ostile e inabitabile: i cambiamenti climatici provocano mancanza di risorse e da qui si arriva a possibili conflitti per il loro accaparramento. L’ultimo rapporto della Banca Mondiale sostiene che entro il 2050 circa 143 milioni di persone saranno costrette a migrazioni interne ai loro Paesi. Nel 2016 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite di New York ha riconosciuto formalmente gli impatti dei cambiamenti climatici come fattori delle migrazioni forzate aprendo al dibattito scientifico. L’ultimo libro di Francesca Santolini “Profughi del clima”, considera le migrazioni dovute al cambiamento climatico come fenomeni esistenti da anni, ma poiché vengono sovrapposte a migrazioni dovute ad altre cause, occorre una riflessione per identificarle. Il racconto dei migranti climatici narra di una fuga dalla loro terra e secondo uno studio recente del Cnr, l’80% di questi flussi migratori hanno come traino il fattore climatico di cui gli stessi migranti sono inconsapevoli. Il fenomeno è irreversibile, creando complicazioni anche in tema di urbanizzazione.

Gli spostamenti di massa previsti nei prossimi anni nelle metropoli raggiungeranno, entro il 2050, il 70% della popolazione mondiale.

L’impatto del clima ha varie conseguenze: innalzamento del livello del mare, aumento dei fenomeni estremi come inondazioni, desertificazioni, siccità elementi che pregiudicano l’agricoltura e la disponibilità di risorse naturali. Nel libro Francesca Santolini si sofferma sulla questione acqua come petrolio del futuro sostenendo che “entro la fine del secolo il 7% del pianeta sarà sotto l’acqua. Da una parte innalzamento del livello del mare, dall’altra il fenomeno del riscaldamento globale che porta con sé la siccità. In alcune aeree del pianeta l’acqua sarà una risorsa che varrà sempre di più. La sua assenza potrà provocare conflitti, troppe volte innescati anche dall’assenza delle risorse. L’acqua è vitale e il suo accaparramento renderà gli episodi conflittuali sempre più frequenti”.

 

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