Ombrelloni bollenti / Il caso della bella che non balla

Caro Massimano,
sono io uno di quei cani da riporto che affollano le spiagge italiane in questi giorni e che lei ha ben descritto nel suo articolo “Ombrelloni bollenti”.
Mi permetto di raccontarle la mia storia perché mi sono ritrovato moltissimo nella descrizione: faccio il consulente legale e per qualche mese ho frequentato un’azienda con sede nel profondo nord a qualche ora di distanza dalla mia città.
Stava procedendo tutto come da copione fino a quando non mi sono imbattuto nella receptionist dell’albergo nel quale alloggiavo quando decidevo di fermarmi sul posto per questioni lavorative. Una ragazza per nulla appariscente ma che mi ha colpito.
Ho moglie e due figli e quindi non mi metto certo a provarci in giro per l’Italia, anche perché non è mai stato il mio forte. Però questa volta non è andato tutto liscio come doveva.
Avevo poco tempo prima di terminare il mio lavoro e quindi ho, per così dire, forzato un po’ la mano riuscendo a fatica a strapparle alcune interazioni e un contatto social.
Quando riuscivo a parlarle, le chiacchierate erano cordiali e piacevoli per entrambi ma comunque non ho mai visto particolari iniziative da parte sua.
Eppure, nonostante tutto, ho avuto l’impressione forte che non le dispiacesse frequentarmi. Non le ero per niente indifferente.
Sono riuscito a sapere poco di lei: pare non abbia una relazione stabile, che abbia un figlio (avuto molto giovane) e che sia tutta casa e lavoro.
Alla fine la mia consulenza è terminata forse presto ma non troppo per non lasciare un segno su tutti e due.
Fatto sta che adesso mi ritrovo su questa spiaggia ligure con la mia famiglia e il pensiero va molto ma molto spesso a lei. Provo a contattarla ma l’iniziativa è sempre e solo mia. Lei si limita a replicare. È la prima volta che mi capita una cosa simile e forse sono stato sorpreso in un momento di distrazione. Il punto è che questo suo atteggiamento non mi piace e comincio a pensare che dall’altra parte se ne sia accorta e giochi in maniera probabilmente anche crudele su questa mia debolezza. Purtroppo però non riesco a smettere.
Cordiali saluti
Alessandro


Caro Alessandro,
diamoci del tu.
Se questa tua riflessione fosse finalizzata ad avere da me dei consigli, purtroppo mi correrebbe l’obbligo di deluderti.
Non so darti dei consigli perché probabilmente, al tuo posto, io farei molti più sbagli di te.
Tecnicamente può anche darsi che tu abbia frainteso la sua gentilezza ma, da come ne parli, penso proprio che tu non abbia equivocato un bel niente. È il solito “stop and go”.
Nel pezzo che ti ha indotto a prendere carta e penna raccontandoci la tua esperienza c’erano due teorie contrapposte: la teoria che vede l’uomo come un cane da riporto e quella che vede la donna come un gatto che gioca a morte con la sua preda.
Quello che mi pare chiaro è che forse questi due punti di vista coesistano perfettamente.
Mi spiego meglio: tu, caro Alessandro, ti comporti come un cane da riporto credendo che esistano delle “regole del gioco” mentre lei si comporta come un felino che infierisce sulla preda senza rispettare precisi codici comportamentali. Sono modi di fare censurabili? No, ognuno fa il suo in maniera perfettamente legittima.
Però, in ragione di ciò, tu sarai sempre soccombente perché conduci un gioco tutto sommato leale (sentimentale? Diciamolo pure) mentre la “bella che non balla” – salvo casi eccezionali – giocherà con te come un gatto gioca con un geco, ossia torturandolo e disinteressandosene non appena arriveranno i croccantini (tu sei un pasto poco appetitoso perché sei sposato con prole).
Tu pensi che funzioni tutto di pancia come nella canzone di Luca Carboni “potremmo essere felici e fare un mucchio di peccati” e credi nel fascino della debolezza umana alla Ivano Fossati “bella che ci importa del mondo verremo perdonati te lo dico io da un bacio sulla bocca un giorno o l’altro”.
È lodevole da parte tua anche se una donna che la pensa come te è simile ad un quadrifoglio e cioè un’anomalia abbastanza rara.
Se ti sei imbattuto in un quadrifoglio hai un problema molto bello, struggente, entusiasmante. Pur sempre un bel guaio, intendiamoci, però almeno degno di essere vissuto nonostante le conseguenze che potrai scegliere liberamente di sopportare.

Se invece sei incappato nella solita minestra, beh, rimedierai una serie indeterminabile di graffi e ne uscirai malconcio, ma vivo, prima o poi.

E ti accorgerai che tanto pathos era perfettamente immotivato rispetto a un perfido gioco.
Che Dio ti protegga.
Un saluto
VM

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