Il vostro connesso viaggiatore è stato colpito da due storie di questi giorni: quella di Angelino Alfano e Rosario Crocetta. Due politici che hanno lasciato la politica, per fare altro, ma sono stati raggiunti, anche in questo altro, dall’odio inestinguibile di chi non gli perdona di essere vivi. Alfano sta ora lavorando per un grande gruppo, non importa quale, ma non può. Dopo aver fatto politica doveva sparire, anzi, suicidarsi. Crocetta vive in Tunisia, da pensionato, si dice felice e ha rilasciato una dichiarazione che mi ha fatto accapponare la pelle: “sono felice, è mica un delitto?” Già, la felicità. Qualcuno, tempo fa, chiedeva che rumore facesse. Io mi chiedo quanto silenzio possa dover cercare un politico che ha scelto di fare ed essere altro, anche dopo aver goduto degli onori delle cronache, come uomo di potere.
L’Italia è ormai un paese che non perdona niente a nessuno, ma soprattutto, non perdona la vita e la felicità. Rarissimi sono gli esempi di personaggi felici, che non ricevano la loro dose quotidiana di odio, rancore, invidia, auguri di malanni et simlia. I politici che non mollano il potere, sono troppo spesso oggetti all’odio di chi gli ingiunge di andarsene, ma quasi mai per motivi legati ai valori democratici, quanto per ribadire che tutti i politici meritano il linciaggio. Quelli che mollano, e che fanno altro, devono vergognarsi lo stesso, perché sono “caduti in disgrazia”, perché avevano rubato prima, perché qualche peccato lo devono scontare lo stesso. Trionfa così l’italica subcultura del potere, che deve durare per tutta la vita, perché da noi il potere deve essere eterno, se no che potere è? E allora, se lo detieni per tutta la vita, ti tirano le pietre, ma se osi sottrarti al linciaggio, se abbandoni il palcoscenico, per provare semplicemente ad esistere, non pensare di sfuggire al tuo destino: saranno comunque pietre.
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