La giustizia e la folla: il pericoloso “Crucifige” contro magistrati e avvocati

La giustizia deve essere esercitata in nome del popolo o dal popolo? Una domanda cruciale, specie alla luce degli attacchi rivolti, nei giorni scorsi, a magistrati e avvocati coinvolti in un noto caso di cronaca giudiziaria, ovvero quello della sottrazione della neonata e la successiva scarcerazione di uno dei due indagati. Il Consiglio direttivo della Camera Penale di Cosenza lancia un appello contro la crescente barbarie del “tribunale dei social”, che emette sentenze di condanna senza processo e grida “Crucifige” contro chi applica il diritto.

“Duemila anni fa, a Gerusalemme, una folla inferocita chiese la crocifissione di un innocente. Quella non fu giustizia, ma un linciaggio. Oggi, la dinamica sembra ripetersi, seppure in una forma diversa: la folla digitale, più interessata alla vendetta che alla verità, ignora i principi della Costituzione, la presunzione di innocenza e il diritto di difesa”.

Il Consiglio direttivo della Camera penale di Cosenza esprime solidarietà agli avvocati Teresa Gallucci e Gianluca Garritano e alla magistratura cosentina, colpevoli – agli occhi della folla – di aver svolto il proprio dovere. I magistrati sono stati attaccati per aver applicato le regole del giusto processo; gli avvocati, per aver difeso i diritti dei loro assistiti, elevando le loro toghe a barriera contro l’ingiustizia.

In un momento in cui si discute di separazione delle carriere, il vero rischio è quello di una giustizia sostituita dalla barbarie del “tribunale del popolo”. La Camera Penale di Cosenza ribadisce che la nostra Costituzione non è un’opinione, ma la base dello Stato di diritto: “Pretendiamo il rispetto della presunzione di innocenza e della intangibilità del diritto di difesa, valori inalienabili della nostra democrazia.”

La tentazione di cedere a una giustizia sommaria, più semplice e immediata, è forte, ma non sarebbe giustizia. “La vera civiltà si misura dalla capacità di tutelare i diritti di tutti, anche di chi è accusato”, si sottolinea nella nota a firma del presidente Roberto Le Pera.

In un clima di accuse e delegittimazioni, l’appello è chiaro: difendere il diritto e la Costituzione significa difendere la società stessa da una deriva pericolosa.

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