di Stefania Ascari
18 anni di torture. Tanto ha sopportato una 39enne viterbese che nel 2019 ha finalmente denunciato il suo aguzzino.
L’uomo, che le ha inflitto per anni torture e angherie, era arrivato a cucirle la bocca “perché parlava troppo”. Le aveva infilzato le labbra con delle spille da balia bucandole da parte a parte.
Una volta, per scappare, questa donna si è anche lanciata dal balcone di casa, facendo un volo di sette metri e spezzandosi una gamba.
Ora, a questa bestia, i giudici hanno inflitto solo 3 anni di pena, l’hanno assolto dall’accusa di sequestro di persona e condannato solo per maltrattamenti e lesioni.

È vero che le sentenze si dovrebbero accettare ma qui sembra esserci una sproporzione evidente tra l’abominio commesso e il prezzo pagato alla giustizia.
Inoltre c’è da dire che se l’uomo maltrattante non capisce che ha sbagliato non l’abbiamo recuperato.
Uscirà di galera più inferocito di prima, con il rischio di prendersela con la donna che in prigione ce l’ha spedito.
Su questo fronte c’è davvero molto da fare, ma mi permetto di dire che l’urgenza è la FORMAZIONE delle forze dell’ordine e della magistratura. Perché le donne che denunciano hanno il diritto di trovare personale preparato e in grado di comprendere e gestire la situazione.
Più miglioreremo come Stato questo aspetto più semplice sarà per le donne affidarsi alle forze dell’ordine e denunciare.
