L’Unione Triveneta degli Avvocati solleva preoccupazioni sulla svalutazione del ruolo degli avvocati nei Consigli Giudiziari

L’Unione Triveneta dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati sostiene la preoccupazione espressa nella delibera dell’11 maggio 2023 del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano riguardo alla svalutazione del ruolo degli avvocati nei Consigli Giudiziari, specialmente durante le sedute “ristrette” riservate ai soli magistrati. Sottolinea che la presenza degli avvocati durante tali sedute è limitata a un’audizione passiva e priva di interlocuzione reale. Questo rende il ruolo degli avvocati nel Consiglio Giudiziario una formalità senza significato giuridico o utilità pubblica. L’Unione ritiene essenziale una collaborazione concreta tra magistratura e avvocatura per rendere più efficiente e giusta l’applicazione della legge e la salvaguardia dei diritti, sia nelle aule di giustizia che in altri contesti culturali, formativi, organizzativi e istituzionali. Invita quindi le organizzazioni rappresentative dell’avvocatura e della magistratura a lavorare insieme per garantire il pieno esercizio del diritto degli avvocati e chiede che le preoccupazioni e le istanze dell’avvocatura siano prese in considerazione nella redazione dei decreti legislativi attuativi della riforma Cartabia.

“L’Unione Triveneta dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati -si legge in una nota a firma della Segretaria, avv. Laura Vittoria De Biasi e del Presidente, avv. Andrea Pasqualin (in foto)– fa propria la preoccupazione rappresentata nella delibera dell’11.5.2023 con la quale il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano prendeva atto di una situazione di effettiva svalutazione del ruolo degli Avvocati nei Consigli Giudiziari, soprattutto nelle sedute c.d. “ristrette”, riservate ai soli magistrati per la valutazione della professionalità, oltre che per la disamina delle problematiche di incompatibilità e degli incarichi extragiudiziali.

Prende atto della diversità di organizzazione – quanto alla presenza dei membri laici e degli avvocati nelle adunanze “ristrette” – adottate dai diversi Regolamenti in essere per i Consigli Giudiziari dei vari distretti di Corte d’Appello e conferma che, anche laddove esiste, il c.d. diritto di tribuna si riduce a una mera audizione passiva (e mal tollerata) della sommaria esposizione da parte del Magistrato relatore, al di fuori di un confronto reale e senza qualsiasi possibile interlocuzione.

Se non si può accedere alla documentazione di cui alla valutazione del singolo magistrato, se manca la possibilità di discuterne e se non si può esprimere un voto, il ruolo degli Avvocati in seno al Consiglio Giudiziario è una mera formalità, svuotata di un senso giuridico e di una pubblica utilità.

In tempi di riforma della Giustizia, di leale cooperazione per raggiungere gli obiettivi prefissati dal PNRR, di uno sforzo corale per riconquistare fiducia nelle Istituzioni, anche il senso e il ruolo del Consiglio Giudiziario e degli Avvocati nell’autogoverno della Magistratura diventa un tassello fondamentale per rendere credibile il sistema Giustizia.

L’Unione Triveneta dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati ritiene importante che tra la Magistratura e l’Avvocatura – fermo l’assoluto rispetto del ruolo di ciascuno – ci sia una collaborazione concreta nelle aule di Giustizia, ma anche in ogni contesto, culturale, formativo, organizzativo e istituzionale, dove entrambe le componenti devono concorrere a rendere efficiente, ma anche più giusta, l’applicazione della Legge e la salvaguardia dei Diritti. Tutto ciò in buona parte già avviene, ma è necessario proseguire con decisione su questa strada.

Il Consiglio Giudiziario deve diventare un luogo privilegiato di effettivo incontro, dialettico, nel quale far crescere la cultura della cooperazione, della trasparenza e della professionalità di tutti gli attori della Giustizia. Nessuno escluso.

Invita, quindi, gli organismi rappresentativi dell’Avvocatura e della Magistratura a lavorare sin da subito per rendere effettivo questo diritto degli avvocati e auspica che la commissione per la redazione della bozza dei decreti legislativi attuativi della c.d. riforma Cartabia tenga in considerazioni le preoccupazioni e le istanze dell’Avvocatura”.

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