Professioniste, se le disparità geografiche spaventano più delle barriere di genere

Territorio e contesto sociale: l’urgenza principale ora per le professioniste è quella legata all’area geografica in cui operano, ovvero dalla presenza o meno di infrastrutture e servizi

(di Rosa Colucci) 

Le professioniste in Italia affrontano sfide significative legate non solo alle differenze di genere ma anche alle disparità geografiche che incidono sulle loro opportunità di carriera e sulla gestione della vita familiare. Un’indagine recentissima di AdEPP ha evidenziato che, indipendentemente dalla presenza o dall’assenza di figli e dalla regione di provenienza, le professioniste considerano l’area geografica come la principale urgenza da affrontare per ridurre tali disparità, prima ancora delle questioni di genere.

Disparità legate all’area geografica

Le professioniste che lavorano nel Nord del paese godono di un supporto maggiore nella gestione familiare grazie a servizi esterni come baby sitter, asili nido e centri ricreativi per l’infanzia. Questi servizi consentono alle donne di conciliare più facilmente lavoro e famiglia. Al contrario, nel Sud dell’Italia, l’infrastruttura sociale è meno sviluppata, e di conseguenza, i servizi disponibili sono più carenti.

Di conseguenza, le donne del Sud spesso devono fare affidamento sulla famiglia per affrontare le sfide legate alla conciliazione tra vita e lavoro.

Un elemento critico che contribuisce all’aggravarsi della situazione occupazionale delle madri è l’inaccessibilità dei servizi educativi per la prima infanzia. Questo problema è in parte dovuto alla carenza di strutture adeguate e alle difficoltà economiche che ostacolano l’accesso a tali servizi.

La dinamicità dei trasferimenti

Un aspetto interessante emerso dall’indagine riguarda i trasferimenti geografici. Mentre il 15% degli uomini del Sud si trasferisce al Nord e il 10% si sposta verso il Centro, si registra una percentuale ben più elevata di donne che intraprendono spostamenti. Il 21% delle donne provenienti dal Sud si trasferisce al Nord, mentre il 18% si sposta verso il Centro.

Questa dinamicità testimonia la determinazione delle donne a cercare opportunità di lavoro in regioni dove le infrastrutture e i servizi sono più accessibili, e le disparità di genere potenzialmente meno accentuate.

Le soluzioni

Le disparità geografiche sono un problema complesso che richiede un impegno continuo e il coordinamento tra il governo, le istituzioni, le imprese e la società civile. Investire nella creazione di asili nido e strutture per la cura dei bambini nelle regioni meno sviluppate, come il Sud, sarebbe fondamentale. Questo permetterebbe alle donne di partecipare pienamente alla forza lavoro senza dover fare affidamento sulla famiglia per la cura dei figli.

Anche offrire programmi di formazione e istruzione per le donne nelle regioni meno sviluppate può aumentare le loro opportunità di carriera. Questi programmi dovrebbero essere accessibili ed economicamente sostenibili per consentire alle donne di acquisire le competenze necessarie per lavori ben retribuiti.

Investire in infrastrutture di trasporto efficienti può ridurre le distanze e facilitare la mobilità delle donne tra regioni. Questo può consentire loro di accedere a opportunità di lavoro in luoghi diversi da quelli di residenza.

Favorire il telelavoro può ridurre la necessità di spostarsi per raggiungere il luogo di lavoro. Questa soluzione può essere particolarmente efficace nelle regioni dove l’accesso a servizi di cura per la famiglia è limitato.

Infine, molto utile sarebbe l’introduzione di politiche che incoraggiano le aziende a creare opportunità di lavoro nelle regioni meno sviluppate, ad esempio attraverso incentivi fiscali o agevolazioni.

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