I praticanti avvocati dell’Ordine di Milano, con una lettera indirizzata al Ministro della Giustizia e per conoscenza all’AIGA, hanno sollevato una serie di preoccupazioni in merito all’art. 4 quater, comma 10, del Decreto Legge 51/2023, convertito con modificazioni nella Legge 87/2023. Questa disposizione, inaspettatamente introdotta, ha ulteriormente aggravato una situazione già caratterizzata da incertezza, ritardi nell’organizzazione degli esami di abilitazione e confusione nelle regole che disciplinano la Scuola Forense.
A partire dal 1° aprile 2022 è entrato in vigore il Decreto Ministeriale 9 febbraio 2018, n. 17, che ha imposto l’obbligo per i praticanti avvocati di frequentare un corso obbligatorio per poter accedere all’esame di abilitazione. Tuttavia, la Legge 87/2023 ha introdotto una verifica conclusiva della Scuola Forense, creando confusione e preoccupazione tra i praticanti.
I praticanti iscritti al registro dall’1 aprile 2022 al 7 luglio 2022 si trovano in una posizione difficile e penalizzante a causa della nuova disposizione.
Mentre dovrebbero rientrare nella categoria di coloro che sosterranno l’esame di stato nel 2023, sono soggetti a un trattamento discriminatorio rispetto a quelli che si sono iscritti prima dell’1 aprile 2022. Questa distinzione sembra essere il risultato di ripetute proroghe che hanno procrastinato l’entrata in vigore del D.M. 17/2018 e della Scuola Forense.
L’obbligo di frequentare un corso obbligatorio di 18 mesi e il superamento di una verifica aggiuntiva per ottenere il certificato di tirocinio e l’ammissione all’esame di stato sono state considerate gravose e irragionevoli.
La mancanza di preavviso per la nuova verifica ha creato difficoltà per una preparazione adeguata. Inoltre, l’introduzione di questa verifica post-corso sembra andare contro il principio di ragionevolezza e il principio di legittimo affidamento.
I praticanti avvocati chiedono al Ministro di considerare le loro preoccupazioni e di adottare misure per affrontare le disuguaglianze e le difficoltà che stanno affrontando. Essi chiedono che il mancato superamento della verifica finale del corso non ostacoli l’accesso all’esame di stato. La speranza è che si possa trovare un equilibrio tra l’obiettivo di garantire competenza professionale e l’eliminazione delle difficoltà inutili per coloro che aspirano a entrare nella professione forense.