La guerra e la storia, il monito da un passato molto vicino: l’Operazione Judgement in una conferenza a Mariscuola

Una lezione da un passato molto vicino, sia nel tempo che nelle distanze, per capire meglio il presente e per non dimenticare mai quanto sia orribile la guerra. È questo il senso profondo della conferenza tenuta nell’Aula Magna della Scuola Sottufficiali della Marina Militare di Taranto, alla presenza dell’ammiraglio Comandante dell’Istituto, Andrea Petroni.

Proprio la città di Taranto è stata la protagonista della narrazione, a opera dello studioso e storico Michele Fiorentino, dell’operazione “Judgement”, l’attacco aereo della seconda guerra mondiale avvenuto nella notte tra l’11 ed il 12 novembre 1940. In quella data, nota anche come la Pearl Harbour italiana, la flotta navale della Regia Marina italiana, dislocata proprio nel porto di Taranto, riportò gravi danni in seguito a un massiccio bombardamento a opera della flotta aerea della Royal Navy britannica.

Il ritratto storico che ne è risultato della città dei due mari è quello di una città caserma, che vide uno sviluppo abnorme tra le due guerre con la costruzione dell’arsenale militare marittimo: l’attività di costruzione delle navi da guerra ebbe inizio infatti alla fine del XIX sec. e si concluse nella seconda metà degli anni ‘60, quando la Marina Militare decise di abbandonare le nuove costruzioni per dedicarsi ai soli compiti di supporto e mantenimento in efficienza della flotta. Tra l’altro, in tempi di pandemia come quello che stiamo vivendo, è utile ricordare come proprio dall’arsenale di Taranto, nel 1945, ha avuto origine l’ultimo focolaio di peste in Europa, provocata dalla presenza di ratti infetti sulle navi degli Alleati.

Fu proprio in questo centro demico di antiche origini e alterne fortune, caratterizzato da un forte innesto con le forze armate e da un improvviso stravolgimento urbanistico, economico e sociale che nella notte tra l’11 e il 12 novembre gli aerei della Royal Navy danneggiarono la metà delle navi da battaglia italiane in modo irreparabile. Il bilancio finale per la marina italiana fu di 58 morti e di 581 feriti.

Nelle parole dell’ammiraglio Petroni, con riferimenti al complicato e difficile scenario geopolitico di questi giorni, l’invito a un esercizio: considerare il presente come una attualità del passato.

Nell’introduzione di Rosa Colucci, a capo del nostro gruppo editoriale ed esperta di comunicazione istituzionale, un accenno anche al rapporto archetipico tra vincitori e vinti e alle strutture fondamentali della narrazione storica, dove la ragione molto spesso poggia lì dove vi è la vittoria, così come altrettanto spesso le uniche a trovare spazio nella memoria e nel senso comune sono solo le ragioni di chi vince.

(Foto gentile concessione Marina Militare)

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