Si riaccende il dibattito sulla crisi di identità dell’Organismo Congressuale Forense, l’organo di rappresentanza politica dell’avvocatura italiana, e la sua incisività nell’azione politica. In pratica ci si chiede quale sia il ruolo dell’OCF e se la sua, come dicono molti, sia una politica che costa ma non vale.
Il sistema di finanziamento che grava sugli avvocati per sostenere tale politica ha sollevato interrogativi importanti sulla sua efficacia, soprattutto alla luce della percezione che i risultati ottenuti non siano all’altezza delle sfide attuali. Inoltre, l’azione politica rapida e concorrenziale delle associazioni forensi generaliste maggiormente rappresentative ha evidenziato una potenziale sovrapposizione con, molto spesso, una maggiore efficacia di queste ultime, decisamente più dinamiche e con esponenti egregiamente preparati.
La tesi secondo cui l’azione delle associazioni forensi sia più “performante” solleva dubbi legittimi sulla necessità di un organo di rappresentanza politica dell’avvocatura, o comunque su come è strutturato ora. L’azione tempestiva e la capacità di rispondere con agilità alle sfide emergenti sono qualità indiscutibili delle associazioni forensi, che anzi non possono nemmeno contare sui budget dell’OCF. Tuttavia, questo non deve automaticamente portare a una conclusione che l’organo di rappresentanza sia superfluo. Al contrario, suggerisce che vi è spazio per migliorare la collaborazione e la comunicazione tra queste due componenti, creando un equilibrio armonioso che sfrutti al meglio le risorse disponibili.
Le associazioni forensi possono continuare a concentrarsi su questioni specifiche e immediate, mettendo in luce la loro agilità e rapidità nell’affrontare problemi attuali. D’altro canto, l’organo di rappresentanza politica dell’avvocatura può focalizzarsi sulla formulazione di politiche di lungo termine che riflettano l’evoluzione delle sfide della professione. Questo ruolo strategico è fondamentale per garantire un quadro normativo adattabile e sostenibile nel tempo, anche se -a dire il vero- la vocazione da centro studi è già coperta dalla struttura del Consiglio Nazionale Forense.
Purtroppo ora la sovrapposizione di azioni politiche tra OCF e Associazioni è quasi imbarazzante, visto anche il netto vantaggio delle seconde e la quasi totale immobilità del primo. La sfida, da annotare nell’agenda autunnale, consisterebbe nell’armonizzare l’azione delle associazioni forensi con il ruolo strategico dell’organo di rappresentanza politica: questo richiede un dialogo aperto, una chiara definizione dei ruoli e una volontà di cooperare per il miglioramento dell’intero sistema professionale.
In conclusione, la necessità di rivedere il sistema di finanziamento e il ruolo dell’organo di rappresentanza nell’ambito della politica forense è una sfida che richiede una riflessione ponderata: mentre l’efficacia delle associazioni forensi è innegabile, non dovremmo sottovalutare il ruolo cruciale dell’organo di rappresentanza politica, ancora non espresso in questa governance, nel plasmare politiche a lungo termine e promuovere valori chiave. Memento per il prossimo Congresso.