
“Non siamo un jukeboxe” ebbe modo di dire un giudice a proposito della lentezza con cui arrivano le sentenze: e su questo siamo d’accordo. Eppure se la conclusione di un processo si fa attendere anni (molti di più rispetto alla media europea) si dà vita a una serie di conseguenze dannose non solo per chi è coinvolto direttamente ma anche all’intera società ed economia italiana. E visto che sono proprio i cittadini e le imprese i fruitori della giurisdizione, lasciamo valutare a loro la qualità di quello che è uno dei servizi pubblici più importanti: a voler essere ottimisti, sicuramente il grado di apprezzamento non raggiungerebbe livelli al di sopra della sufficienza. Allora che si lavori con convinzione a una riforma della giustizia, iniziando a vedere i tribunali per quello che sono: un’azienda che fornisce un servizio pubblico e la cui qualità dell’operato si valuta anche in base ai tempi in cui il servizio stesso viene erogato. Perché questo accada è necessario che i tribunali siano gestiti da chi possiede le giuste competenze manageriali, acquisite anche e soprattutto con adeguata formazione.
Una giurisdizione più efficiente e veloce comporterebbe benefici non solo per gli addetti ai lavori e per chi aspetta di avere giustizia ma innescherebbe anche dinamiche virtuose legate all’economia e in generale a una maggiore fiducia nel Paese e nelle istituzioni.
Se è vero che i consumi amplificano gli effetti di spinta degli investimenti, come può un’impresa pensare a grandi investimenti in Italia se occorrono sette, otto anni per vedere concludersi una causa civile? Che valore ha per un’impresa un contratto privato che poi potrebbe finire, anzi non-finire, a perdersi tra le lungaggini infinite dei tribunali? Lo stesso vale per il settore penale e amministrativo: la lentezza nel primo rende più difficile combattere la corruzione, rallentando – nel secondo caso – gli investimenti pubblici in caso di ricorso nelle gare d’appalto.
Senza la certezza del diritto le imprese fuggono dall’Italia e nei cittadini si diffonde una ormai evidente sfiducia che avvelena il clima generale del Paese, senza contare anche la sfiducia nei riguardi del proprio legale, che non sempre riesce a convincere i clienti che i tempi per avere giustizia non dipendono dagli avvocati e che non è affatto vero che “causa che pende, causa che rende”, anzi.