Ufficio del processo | AIGA: “Periodo cuscinetto per evitare forum shopping”, Grillo: “Sgradevoli insinuazioni”

Previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, «l’Ufficio per il processo offrirà un contributo decisivo, per il rispetto degli impegni presi con l’Europa e per un rinnovamento del metodo di lavoro giudiziario», come ha spiegato di recente la ministra della Giustizia Marta Cartabia. Saranno circa 16.500 i laureati, anche con laurea triennale in materie giuridiche o economiche, chiamati in ausilio dei magistrati nella redazione delle sentenze. Impiegati per tre anni, saranno equiparati ai dipendenti amministrativi, potranno accedere ai registri di cancelleria e il loro compenso ammonterà a 1.700 euro mensili.
Eppure tantissime sono le criticità legate al loro inserimento, dalla mancanza di spazi e attrezzature fino ai dubbi interpretativi derivati dalla mancanza di una legge precisa.
In vista del 14 febbraio, quando prenderanno servizio gli addetti all’Ufficio del Processo,  l’AIGA ha reso pubblico un comunicato stampa che non poche perplessità ha suscitato nell’opinione pubblica forense. “La politica – recita il testo – intervenga senza indugio, attraverso ogni iniziativa legislativa volta alla sospensione dall’esercizio della professione forense degli avvocati che hanno deciso di dedicare la loro attività nell’Ufficio del Processo. E introduca un divieto di svolgere le nuove funzioni nel medesimo circondario in cui si esercita la professione di avvocato o la si è esercitata nell’ultimo semestre precedente all’immissione in servizio”. 
“Migliaia di avvocati – sottolinea l’AIGA – confluiranno negli uffici giudiziari per svolgere funzioni di ausilio alla magistratura, dando però avvio a una serie di problematiche non di poco conto sia sotto il profilo amministrativo che con riguardo alla libertà e indipendenza della professione, senza tralasciare, da ultima, la questione dell’incompatibilità ambientale”. Per il presidente Francesco Perchinunno “sarebbe utile, per evitare un nuovo e insolito fenomeno di forum shopping, introdurre altresì un periodo cuscinetto tra la fine del contratto a tempo determinato e la ripresa dell’attività forense, evitando così che un vero e proprio abuso di posizione dominante possa andare, nel lungo periodo, a falsare il mercato forense, e ciò specie nei piccoli fori”.
Michelina Grillo (foto @Avvocati, tutti i diritti riservati)

Parole, queste, che hanno subito scatenato reazioni negative: “Nonostante la presa di posizione sottoscritta da CNF, OCF e Cassa Forense – scrive Michelina Grillo, già presidente OUA – l’unica voce che si è levata (se escludiamo una presa di posizione del COA di Ancona di cui oggi si è avuto notizia, che invita i colleghi interessati al rispetto delle norme deontologiche ivi indicate) è quella di AIGA che purtroppo non coglie affatto nel segno, e anzi con l’utilizzo di diciture infelici, che suonano come sgradevoli insinuazioni, sembra marcare una profonda distinzione tra chi entrerà a far parte dell’ufficio del processo e chi no. Ai primi infatti viene attribuita una “posizione dominante” che consentirebbe loro di perpetrare abusi, mentre i secondi, come le stelle, sarebbero costretti a stare a guardare. Insomma, una ulteriore immagine di spaccatura dell’avvocatura italiana, che già non brilla certo per compattezza”.

E così, – continua Grilloabbiamo ancora una volta buoni e cattivi, senza contare che per la maggior parte, i colleghi che hanno fatto domanda per l’Ufficio del Processo, e che si apprestano ad assumere le funzioni, sono giovani (e anche sotto questo profilo stupisce il comunicato odierno di AIGA che proprio i giovani dovrebbe tutelare) e colleghe, e comunque parte di quella fascia più povera e meno fortunata della professione che è stata più degli altri piagata dalla crisi economica e dalla pandemia. Quella fascia a cui le solite rappresentanze non sono state in grado di apprestare alcuna valida tutela, né prospettare scenari futuri nei quali poter recuperare spazi di attività e ruolo, anche sociale, costretta quindi, per poter sopravvivere, a cancellarsi dagli albi, ovvero – per potervi rimanere – a tentare altre vie”.
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