Verso il Congresso ordinario di Lecce e la riforma della professione

La riforma della Giustizia al centro del dibattito politico da un lato; il Congresso dell’Avvocatura italiana dall’altro. Una coincidenza temporale propizia che è stata un’occasione per far sentire la voce degli Avvocati.
Stavamo uscendo (speriamo) dal difficilissimo periodo della pandemia; un anno e mezzo in
cui l’attenzione per i diritti e per i temi della giurisdizione era stata inevitabilmente posta in secondo piano rispetto all’emergenza sanitaria. Con l’arrivo dei fondi del P.N.R.R. si ricominciava a parlare di riforme e di efficienza del sistema, anche per la Giustizia.

Proprio quello, dunque, era il momento in cui l’Avvocatura italiana doveva far sentire la propria voce in maniera unitaria ribadendo quelli che per noi sono elementi imprescindibili ed eventualmente intervenendo laddove ci fossero aspetti da migliorare.

Quale migliore occasione del Congresso, dunque, momento ideale di confronto dove il mondo forense poteva trovare la sintesi adeguata, offrendo una posizione comune e autorevole, forte della voce di 240 mila avvocati italiani.
Anche e non solo per questo non è stato un Congresso inutile; invero, state approvate diverse mozioni (delle quali alcune maturate in seno ai Gruppi di lavoro di O.C.F.), ma, soprattutto, siamo riusciti ad attirare l’attenzione dei media e della politica sulle problematiche riguardanti la giurisdizione e la riprova di ciò si può ritrovare anche nel puntuale intervento del Ministro della Giustizia sul cui lavoro, peraltro, continuiamo a vigilare.
La Sessione ulteriore del Congresso, poi, non deve considerarsi come un fatto a se stante, ma come necessario passaggio di quel percorso che l’Organismo Congressuale Forense ha
intrapreso da tempo per porre l’Avvocatura al centro dell’attenzione della politica.
Molti e fondamentali temi sono sfociati nell’approvazione di importanti mozioni che
consentiranno ad O.C.F. di svolgere a pieno titolo il suo compito con l’ampio mandato
ricevuto dalla “massima assise dell’Avvocatura”.
Per esempio, l’Avvocatura deve essere comproprietaria (e non ospite) dell’infrastruttura che gestisce i dati degli avvocati e del processo che dovrà essere, dunque, in condivisione; l’attuale rito di cognizione ordinario costituisce un adeguato punto di equilibrio fra il sistema delle preclusioni e il diritto di difesa, ma è, tuttavia, impensabile che una riforma di natura processuale possa migliorare l’efficienza e l’effettività della giurisdizione civile e, a tal fine, è auspicabile la valorizzazione e il potenziamento della funzione svolta dall’avvocatura; né, il processo civile si può riformare senza ascoltare la voce dell’Avvocatura, le riforme non si possono fare in nome dell’efficientismo sacrificando le garanzie e, infine, le risorse del P.N.R.R. destinate alla giustizia sono insufficienti; la riforma del processo penale in parte ci soddisfa, ma sembra rimettere in discussione alcuni punti cardine come la prescrizione e gli apprezzati interventi del Sottosegretario Sisto e della Senatrice Rossomando, nel corso della Tavola Rotonda da me coordinata, hanno dimostrato che le critiche dell’Avvocatura sono da loro condivise.
Si sono toccati i temi dell’Intelligenza Artificiale, dell’Ordinamento Giudiziario, mentre per quanto riguarda l’Ordinamento Professionale, l’auspicio è che si arrivi al Congresso ordinario di Lecce attraverso un percorso inclusivo che porti alla elaborazione di un testo condiviso che consenta all’impianto normativo della legge professionale di adeguare e sostenere la professione nel nostro tempo.
E’ stato un gravoso impegno, ma ne è valsa la pena come nel proseguire nel percorso della
tutela della nostra Professione garante della tutela dei diritti dei cittadini.

Alessandro Vaccaro, Tesoriere dell’Organismo Congressuale Forense

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