56 giudici di pace in servizio a Roma – 41 per il settore civile e gli altri per il penale – invece dei 210 previsti. Una scopertura di organico catastrofica del 72%. E questo a fronte di una mole di lavoro enorme: ogni anno a Roma vengono presentati 33.000 ricorsi per decreto ingiuntivo e si discutono 29.000 cause tra ordinarie e opposizioni a sanzioni amministrative. In pratica, per ogni giudice di pace civile oltre 800 decreti ingiuntivi e per tutti 517 cause a testa ogni anno. Inevitabile che questa situazione si traduca in tempi lunghissimi per ottenere giustizia.
Sono i numeri del fallimento che hanno spinto gli avvocati romani a indire questa mattina in piazza Cavour una grande manifestazione di protesta “per sensibilizzare l’opinione pubblica e per rivendicare il diritto dei cittadini ad avere giustizia in tempi ragionevoli come previsto dalla costituzione”.
“La nostra però – spiega il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Paolo Nesta – non è una manifestazione per una rivendicazione di categoria, noi intendiamo denunciare pubblicamente la denegata giustizia. Una situazione che si riscontra in tutto il territorio nazionale ma che nella Capitale assume contorni che definiremmo grotteschi, se non fossero tanto drammatici”.
E dire che delle soluzioni immediate esisterebbero. “Noi nelle numerose interlocuzioni al Ministero abbiamo proposto dagli interventi concreti che peraltro non avrebbero nemmeno costi per l’erario – prosegue Nesta – nel senso che ci sarebbe stata al nostro avviso la possibilità di destinare ai giudici di pace i vincitori del concorso che sono stati assegnati per un biennio all’ufficio per il processo, come prevede l’articolo 10 della normativa vigente. Una proposta sensata che il Ministero sembrava aver recepito ma che il Consiglio Superiore della Magistratura ha respinto”.
Di qui la decisione di scendere in piazza. “Quello che noi chiediamo con forza – conclude il Presidente del COA Roma – è l’immediata copertura dell’organico dei giudici, del personale amministrativo e di rendere efficienti i sistemi informatici, perché come se non bastasse neanche questi attualmente sono idonei a svolgere adeguatamente la loro funzione”.