(di Valeria Valente, senatrice, presidente della Commissione sui femminicidi nella scorsa legislatura)
Il caso del bambino di Napoli – su cui pendeva un decreto di prelevamento coatto e collocamento in casa famiglia per alienamento alla figura paterna e perchè la mamma sarebbe ostativa – è l’ennesima vicenda che conferma quanto sia importante continuare l’impegno perchè l’alienazione parentale e tutte le teorie similari siano bandite per sempre.
Per due giorni, su indicazione del magistrato competente della sezione civile, la forza pubblica ha piantonato la casa dove erano madre e figlio per portarlo in una casa famiglia. Un fatto raccapricciante, se si pensa che simili trattamenti spesso si fa fatica ad applicarli a latitanti e criminali, mentre qui eravamo solo in presenza di una mamma che a torto o a ragione, lo decideranno i giudici competenti, voleva solo tutelare e proteggere suo figlio.
Fortunatamente, la Corte ha sospeso il decreto. Un segnale di speranza, certo, ma anche l’occasione per compiere una doverosa riflessione sugli effetti e la corretta applicazione della riforma Cartabia in materia civile che il PD e tutta la Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio hanno fortemente voluto, perché riconosce – finalmente!- la violenza sulle donne anche nel processo civile.
Si tratta infatti di previsioni che seppur chiare ed esplicite rischiano di essere totalmente aggirate o disattese. Penso all’ascolto diretto del minore, al pieno utilizzo dei poteri istruttori del giudice civile, al ricorso a consulenti tecnici solo specializzati, infine, all’esclusione dell’uso della forza pubblica che è giustificata solo se ci sono rischi per la vita e l’incolumità psico-fisica del minore.
In questo caso specifico, per quello che ci è dato sapere ad ora, tutte queste previsioni sembrano essere state inapplicate e per questo, in attesa del ricorso presentato dai legali della mamma, abbiamo presentato come Pd un’interrogazione al ministro della Giustizia e proprio per situazioni e casi come questi abbiamo chiesto alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio di occuparsi, tra le altre cose, del monitoraggio della piena e corretta attuazione della riforma Cartabia.