Violenza sulle donne | La soluzione non può essere il processo penale

In tempi di furore social e opinionismo sfrenato, le donne continuano a essere uccise per mano di uomini a loro vicini senza che nulla cambi.

Da gennaio di quest’anno a oggi siamo a quota 105 omicidi di donne di età, ruolo, formazione, impegno diversi, per non parlare delle lesioni gravi o gravissime, dei maltrattamenti, delle persecuzioni e delle vessazioni sui luoghi di lavoro dirette ai danni di altre donne.

Sono molteplici i fattori in gioco, primo fra tutti quello culturale, poi religioso, psicopedagico, sociologico.

La politica, nemmeno a dirlo, cavalca la legittima onda di indignazione proponendo i soliti placebo per i mal di pancia degli italiani: saranno ulteriormente inasprite le pene, si dirà che le pene saranno terribili e che finalmente sarà raggiunta la fantomatica certezza della pena.

Il sonno delle coscienze, però, può essere spezzato; mi pare, anzi, che svegliarsi e riflettere su quanto accade sia un dovere sia per onorare la memoria delle donne uccise, l’ultima strangolata dal marito, sia per tentare di trovare soluzioni concretamente funzionati.

Partiamo da quest’ultima decisione politica: servirà aumentare i limiti edittali delle pene previste per i reati contro le donne?  Per rispondere sono costretta a farlo con un altro punto interrogativo: sino a oggi sono serviti gli altri aumenti di pena già decisi, il tintinnio di manette, il doppio binario tra giustizia per tutti e giustizia per le donne?

Certo, le vicende violente si susseguono senza soluzione di continuità e si fatica a fermarsi a ragionare, a dare risposte ai familiari delle vittime e a tutte le altre donne ma può la giustizia penale avere ruolo educativo, genitoriale, psicologico, assistenziale?

No, chiaramente no, giacché ogni ambito dovrebbe funzionare autonomamente e prima -non dopo- che le nefandezze siano perpetrate.

Può l’inasprimento di pene o la costruzione di nuovi istituti carcerari aiutare le donne che vogliono affrancarsi ma mariti violenti e cercare un lavoro? Può una sanzione maggiore irrogata in caso di condanna di un colpevole aiutare le donne a lavorare percependo, a parità di merito, pari guadagni rispetto quello degli uomini, a non trovare colleghi che si sentano inadeguati davanti l’intelligenza e libertà di pensiero femminile e per questo irriderle o avvilirle, a trovare datori e datrici di lavoro pronti a sostenere le scelte di maternità invece che sviluppare la mentalità tossica della donna “o carriera o madre”, a non essere escluse dai centri di potere solo perché donne?

Anche qui, mi pare che la risposta sia evidente.

La soluzione, insomma, non può essere il processo penale.

Fatichiamo, spesso anche fra avvocati e magistrati, a ricondurre nel giusto posto i principi costituzionali di parità, di equità, di diritto al lavoro, di diritto alla maternità ma anche di presunzione di non colpevolezza e di diritto di difesa.

Eppure dai diritti è necessario partire.

Per difendere bene le donne si deve partire dal difendere i loro diritti, dismettendo le ipocrite scene di panchine e scarpe tinte di rosso e riprendendo rapidamente la cultura del dialogo in famiglia e a scuola, dei centri di ascolto, delle offerte di case rifugio in ogni città italiana, degli asili nido e dell’infanzia pubblici ovunque e con attività e orari compatibili con le diverse esigenze delle famiglie, degli stipendi e profitti pari fra uomini e donne, della politica che si impegna sul welfare familiare e sociale e non strumentalizza l’elettorato con slogan come “più carcere più sicurezza”.

No: se vogliamo fermare quest’onda di violenza dobbiamo partire dai diritti che Giulia e tutte le altre non hanno potuto godere e non avrebbero goduto se ancora vive e lasciare che Filippo e tutti gli altri presunti responsabili siano sottoposti alla giustizia nel silenzio e nella dignità ai quali il sentimento civile deve tendere.

No Comments Yet

Comments are closed

AVVOCATI - TESTATA REGISTRATA PRESSO IL TRIBUNALE DI TARANTO N. 1/2016
EXTRA MEDIA s.r.l.s. Sede Legale: Taranto - Via Plinio 87, 74121 | extramediasrls@pec.it | Codice fiscale e n. iscr. Registro Imprese: 0319862073 | Privacy

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi