Contributo unificato, l’UNCC contro l’art. 307 bis: “Una norma che preoccupa la giustizia civile”

Roma, 26 novembre 2024 – L’Unione Nazionale delle Camere Civili (UNCC) ha espresso una netta opposizione all’articolo 307 bis del codice di procedura civile, introdotto nel Disegno di legge di bilancio 2025, ora in discussione in Parlamento. La norma prevede l’estinzione del processo civile in caso di mancato o parziale pagamento del contributo unificato, sollevando dubbi di costituzionalità e gravi criticità sia tecniche che sostanziali.

Le criticità evidenziate dall’UNCC

  • Inopportunità della sede normativa – L’introduzione di una disposizione processuale così rilevante tramite la legge di bilancio viene giudicata inappropriata. L’assenza di un confronto preventivo con avvocati e giudici, principali operatori del diritto, aggrava il problema.
  • Ruolo improprio del giudice – La norma assegna al giudice il compito di verificare il pagamento del contributo unificato, trasformandolo di fatto in un esattore. Un compito amministrativo che, secondo l’UNCC, dovrebbe essere svolto da funzionari amministrativi, evitando di distrarre il magistrato dalle sue funzioni principali.
  • Contraddizione con la riforma Cartabia – La disposizione è in contrasto con la riforma Cartabia, che ha anticipato alcune verifiche e attività processuali a fasi precedenti alla prima udienza. La nuova norma, posticipando la verifica del contributo, potrebbe vanificare attività già compiute, generando sprechi di risorse.
  • Problemi di sovrapposizione e complessità procedurale – La norma crea potenziali conflitti tra giurisdizioni. Un’ordinanza di estinzione del giudizio, per esempio, potrebbe essere impugnata in appello, mentre eventuali contestazioni sul recupero fiscale del contributo potrebbero coinvolgere il giudice tributario.
  • Lesione dei diritti costituzionali – Subordinare l’accesso alla giustizia al pagamento di una tassa appare discriminatorio e lesivo del diritto di difesa (art. 24 Cost.) e del principio di uguaglianza (art. 3 Cost.). L’UNCC evidenzia che tale disposizione penalizza le fasce meno abbienti, trasformando una questione fiscale in una condizione di procedibilità del giudizio.

Preoccupazioni di legittimità costituzionale

L’UNCC richiama precedenti pronunce della Corte Costituzionale, che ha sempre evitato di collegare il mancato pagamento del contributo unificato a sanzioni di natura processuale. L’attuale proposta, introducendo l’estinzione del giudizio, rischia un intervento censuratorio della Corte per violazione dei principi fondamentali.

Appello al Parlamento

L’UNCC chiede al legislatore di rimuovere l’articolo 307 bis dal Disegno di legge di bilancio, salvaguardando il diritto a un processo civile equo e accessibile. L’associazione invita a non condizionare l’accesso alla giustizia alla capacità contributiva delle parti, sottolineando come la norma rappresenti un pericoloso passo indietro per il sistema giudiziario italiano.

“Questa disposizione non solo compromette i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, ma introduce gravi disparità di trattamento tra i cittadini,” afferma il presidente dell’UNCC, avv. Alberto Del Noce. “Esortiamo il Parlamento a correggere il tiro, evitando una norma che sarebbe inevitabilmente oggetto di censura costituzionale e di critiche da parte di tutta la comunità giuridica.”

L’appello è stato inviato ai Presidenti delle Commissioni Giustizia del Senato e della Camera, Giulia Bongiorno e Ciro Maschio.

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